che parola interessante.
è un grumo di sostanze: flessibilità mi fa venire in mente un corpo ben allenato che si flette ginnico e armonico, mi fa venire in mente una mente, flessibile e aperta a nuovi confronti e conoscenze.
flessibilità mi fa venire in mente un carattare calmo e accomodante, sereno, leggero; flessibilità mi richiama una materia che puoi plasmare per fare mille forme ma che mantiene lo stesso un suo proprio carattere.
flessibilità mi fa venire in mente pascal (era lui, vero? qualcuno mi contraddica!) che paragonava gli esseri umani a canne al vento (vero?): flessibili appunto, canne curve sotto lo sferzare dei venti e degli uragani, canne che nella loro piccolezza risultavano, grazie

e poi, in ultimo, come non ricordare la (triste) flessibilità del mercato del lavoro; anche se il mercato del lavoro in questi ultimi anni non richiede, in verità, flessibilità: chi usa questa parola connessa al lavoro la usa a sproposito e neppure ormai più come eufemismo ma proprio come parola maschera: si parli chiaramente di sfruttamento! ... ah, già, è vero, questo non è Paese di onesti, né nei fatti né nelle parole né nelle intenzioni.
quello che (ci) viene richiesto dai mercanti del lavoro sono masochistiche contorsioni, meglio se umilmente elemosinate e meglio se poi educatamente si ringrazia con un inchino. flessibilità - a questo proposito - mi ricorda anche l'ombrello di certe vignette di altan.
e noi ci siamo rotti.
per fortuna (o per buona onesta educazione: grazie mamma e papà), non siamo stati abbastanza addomesticati da giocare secondo certe male regole, da abbassarci oltre un certo limite che dimentica la dignità e l'orgoglio di quel che si è e di quel che si vale e, soprattutto, delle potenzialità enormi che ognuno ha.
fu così che abbiamo sempre preferito dare la priorità alla nostra (unica) vita piuttosto che correre dietro a un sistema che vuole immobilizzare e impantanare.
chiamatela come vi pare ma è una Resistenza. non eclatante e che molti considerano inesistente. certo, manchiamo dalle manifestazioni da un po' di tempo, tessere di partito non ne abbiamo, e "scendere" in politica non l'abbiamo mai fatto. ma c'è un'altra politica anche, c'è una politica quotidiana e continua (quella che secondo me è la vera politica): assidua e contagiosa, fatta di piccole cose e di grandi responsabilità, che vivi e scegli di vivere ogni giorno.
e di questa impantanata situazione e di questa mentalità diffusa che ammorba in italia, bè, cari amici noi ci siamo rotti. ora basta.
abbiamo proprio bisogno di uscire, lasciare per un po' questo clima asfissiante che ci annebbia la vista e inaridisce il cervello. siamo stanchi di tante cose che non vanno o vanno sempre, drasticamente, paurosamente sempre peggio.
sento qualcuno che mi dice: perché non rimediare, perché non lottare qui?
perché, adesso, abbiamo prima bisogno di respirare, di uscire da un guscio troppo provinciale e gretto, senza prosepttive.
andare è un impegno morale, anche nei confronti dei nostri figli.
ora, dal discorso fatto pare che ci trasferiamo all'estero per chissà quanto.
sono solo 6 mesi. ma sei mesi di formazione e speranza, sei mesi di scommessa, di forza e forze in gioco. è uno dei nostri tanti gesti contro il sistema (di cose, di regole, di possibilità razionali): è uno dei nostri gesti "ora capovolgiamo il gioco, ora ti detto io le regole, ora mi sfilo dalla tua ragnatela del si può / non si può".
noi, in teoria, si sa, per tante ragioni e le più razionali, non potremmo: ma un tuffo è un tuffo, un salto è un salto.
si va. 30 dicembre partiamo.
vivremo a Guelph (vicino a Toronto), Ontario, Canada per 6 mesi circa.
si va.
bene, adesso qualcosa (una buona notizia?) per te che leggi.
se sei arrivato a leggere fino a qui, ti meriti di partecipare al nostro Farewell Party (eh? già internazionali!): sabato 4 dicembre, un pomeriggio-sera di chiaccherate saluti e molto altro... tieniti aggiornato! a breve dettagliata descrizione sull'evento!
Non mancare! anzi, conferma la tua presenza!
buona serena ardua felice costante (R)esistenza a tutt*